Un soffio di brezza ha portato fino qui le ventilate dimissioni di Citizen Carcano: ebbene, terrò la finestra socchiusa, ché di questa brezza voglio ben vedere i prossimi refoli.
Perché le persone serie, quando riscontrano l'inconciliabilità della propria onestà e dignità con la deviante politica interna dell'associazione in cui si trovano o verificano l'impossibilità di lavorare con strutture e persone del tutto mendaci e inaffidabili, le dimissioni le danno.
Non le usano come pulce nell'orecchio reiterandole ogni volta che si trovano esposti alla critica di coloro dai quali hanno ricevuto il mandato che rivestono.
Non innalzano lamenti da prefiche sulla propria lesa maestà, sfruttando la buona fede dei più, per avere pubblica solidarietà con cui mascherare meccanismi di gestione da aristocrazia zarista.
Non minacciano diluvi dopo di loro se non le si lascia fare a loro modo, dopo avere con ineffabile incompetenza portato la crisi della democrazia interna a livelli bananieri.
Salutano, e si dimettono.
Tuttavia qualcosa mi dice che queste dimissioni, come anche quelle utopiche delle altre maschere consunte che manovrano l'UAAR, resteranno parole al vento, soffiate ogni volta che tremerà il trampolino dal quale ambiscono lanciarsi in una sfolgorante carriera politica all'italiana.
E sì, come si può non ritenerli più che perfetti per una carriera da ministro, con esempi preclari quali Mastella, Maroni e la Carfagna?
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