domenica 29 gennaio 2012

Conquiste della civiltà



Dopo la mela di Newton e il gatto di Schrödinger, il bottone di Villella. Mirabile esempio di pensiero elicoidale.

martedì 17 gennaio 2012

Minority report



Nemmeno i migliori momenti di Zelig reggono il confronto con le straordinarie capacità comiche del beneamato Pontifex, ed impallidiscono persino i suoi trionfi da Komikazen a paragone della spassosissima pièce inscenata per dimostrare all'inclito uditorio quanto sia democratica e quanto duramente lavori per la promozione sociale la nerovestita CasaPound, da quando le avances ad essa affettuosamente indirizzate dal simpatico Meo Patacca coordinatore romano sono affiorate alla consapevolezza generale.

Nella mia ingenuità non immaginavo che potesse bastare la concessione dello status di Associazione di Promozione Sociale per smacchiare efficacemente un tale nero curriculum, ma evidentemente tra piccole APS ci si vuol bene, si divide la merenda e si gioca tutti insieme da bravi, ché dopotutto se uno ha appena ammazzato la nonna con l'attizzatoio del camino che sarà mai, ragazzate.

E dunque il fiero Pontifex si è prodigato nel garantire che i bravi ragazzi in orbace sono democratici e laici - come agevolmente possono desumere anche gl'increduli miscredenti che volessero affidare alla rete i loro interrogativi - e che comunque le attenzioni riservate loro dal gioviale giovanotto, ancorché ignorate con dispiacere del tapino, hanno ricevuto il previo e quasi unanime assenso del circolo così creativamente coordinato.
Uno spettacolo affascinante, reso perfino piccante dalle spericolate evoluzioni dei suoi più coraggiosi uomini d'arme, impegnati in una vertiginosa arrampicata sugli specchi che ricorda l'adamantina coerenza mostrata dagli onorevoli leghisti nelle quarantott'ore precedenti il voto su una ben nota autorizzazione a procedere, al fine di giustificare alcune interessanti affermazioni del sempre arguto Pontifex.
Chi volesse goderne, può trovare ampia argomentazione anche sull'accogliente forum associativo, che ospita un avvincente seppur breve dibattito sul tema.

Tuttavia, alcuni particolari m'invitano a riflettere.

Già qualche tempo fa, l'esimio Responsabile Campagne dell'UAAR sentenziò l'inaccettabilità dell'iscrizione di anarchici e libertari, dacché coloro che non credano nella necessità dello Stato pur volendo offrire il proprio impegno a che almeno esso sia laico, non possono condividere in toto le tesi dell'associazione.
Anche a parer mio, confesso, chi rispetta la libertà di pensiero e rifiuta l'utilizzo del potere ha ben poco a che spartire con l'associazione, ma ciò del tutto a prescindere dalla critica allo Stato.
Mi chiedo ora se l'efficiente incaricato delle incombenze della segreteria UAAR abbia provveduto ad informare di ciò i malcapitati e indesiderati iscritti anarchici o simpatizzanti.
E mi chiedo soprattutto qual mole di lavoro attenda il poverino, ora che il romano delfino di Pontifex ha saggiamente affermato che l'UAAR è anticomunista, e tutti i soci di vario orientamento comunista dovranno, immagino, esserne tristemente avvertiti.
Sarà per evitare di dovergli straordinari, che il trio d'armigeri imperversa alacremente sul forum UAAR?
Collaborativamente trovo gentile darne notizia anch'io da qui, così da facilitargli il lavoro, e però vorrei anche nel contempo avvertire il caro Pontifex che potrebbe - involontariamente e in buona fede, sia chiaro - avere preso pontefice per carnefice. O viceversa, dipende dal secolo.

Infatti mi risulta che nelle benemerite e mai sufficientemente riverite tesi associative, si parli di antifascismo e opposizione ai regimi totalitari ed antidemocratici, non già d'anticomunismo.
Giustamente mi si obietterà che la cortina di ferro non ombreggiava certo vezzosi salottini da tè, e ne sono pienamente consapevole; vorrei però salire d'un livello e ragionare sull'ideale portante del comunismo, come su quello del fascismo.
Il comunismo non è necessariamente totalitario; certamente il povero Pontifex tanto oberato di lavoro apostolico non ha avuto occasione di sentire nominare il comunismo libertario o l'anarcocomunismo, tuttavia esistono, in essi l'ideale comunista non si realizza nel totalitarismo, e sono perfino molto più che democratici.
Il fascismo invece nasce da un'idea d'ineguaglianza tra esseri umani, d'intolleranza di ogni diversità, di discriminazione di genere e orientamento sessuale, di razzismo, di supremazia della forza.
Ecco, provate a immaginare che mondo ne esce, e ditemi se vi piacerebbe viverci. Ma si sa, chacun a son goût e certo quelli di Pontifex son diversi dai miei, o non porrebbe sul medesimo piano così diversi elementi.

Mi è anche parso di notare, ma forse una punta di malizia m'inganna, che l'appassionata difesa della sovranità della maggioranza dell'assemblea di circolo tessuta dal nostro su forum e mailing list, come le foglie d'acero cambi di colore col passar delle stagioni: a seconda che la maggioranza in questione si allinei o meno con la linea Pontificale, e soprattutto se colui che n'è alfiere sia inviso o no all'eminente Comitato Centrale.
Trovo infatti l'ossequiato Pontifex alquanto ondivago nei confronti delle regole, come anche il suo alter ego Iscritto n. 3 può confermare, e dei regolamenti - cosa che ha ispirato il devoto Meo Patacca Rinaldi ai suoi primi atti da coordinatore ad abrogare quello, pur approvato dalla maggioranza, relativo alle attività del Circolo di Roma - ma riconosco la funzionalità del suo temperamento: come si potrebbe infatti modellarle nel modo più utile a seconda delle proprie necessità e delle persone che si vuole colpire, se le regole stesse non fossero nebulose e molli?

Eppure, la maggioranza.
Pare che ciò su cui concorda la maggioranza debba di certo esser buono, e desiderabile - e se a confutare tale asserto basterebbe la storia di questo sconsiderato Paese, non è ancor questo che più mi infonde preoccupazione.

Quello che a ogni ordine di grandezza di numeri m'agghiaccia, è come codesta maggioranza viene generata, e coltivata, e mantenuta stabile e fidata.
Abbiamo dunque un'assemblea - numericamente miserella a fronte delle centinaia d'iscritti del circolo più numeroso d'Italia; e già su questo ci sarebbe da chiedersi quanto sia l'interesse del vertice nell'aumento della partecipazione attiva, ma tant'è - che dopo accese discussioni a contrasto della spiritosa idea del burlesco coordinatore, accantona ogni spirito critico e l'approva incondizionatamente... con una sola eccezione.
Mia cara signora C., Lei ha tutto il mio rispetto. Gliene sono state dette di tutti i colori; ebbene, se le appunti sul vestito come una coccarda d'onore: non sentirà la mancanza di quel che la Sua coscienza le ha fatto abbandonare.

Ma il punto non è la degna signora, che pure ha avuto la forza di non discostarsi da quello ch'è giusto sotto il peso di una compromissoria maggioranza, è la modalità abituale di gestione del dissenso all'interno dell'associazione, ad ogni livello.
Il sistema costruito con gran lena dalla precedente dirigenza, e da questa rafforzato ben oltre il discutibile, è di coartante soffocazione di qualsiasi voce possa criticare comportamenti, idee ed operato del Pontifex e di coloro che come lui sono più uguali.
Un clima pesante e teso, nel quale chiunque voglia lavorare diversamente da come una intoccabile cricca vuole l'associazione, viene a priori messo in difficoltà e in ridicolo affinché non raccolga la forza di agire secondo i - pochi, e sempre più densi di ostacoli - canali che le regole dell'associazione consentono ancora, per quanto continuamente rimodellate ad usum comitatūs grazie anche ad un collegio di viri più proni che probi.
Coordinatori, soci ed interi circoli mantengono un profilo basso e silenzioso, cercando di fare sul territorio quanto è possibile, e non entrare in conflitto con le sacre persone per il timore di ostracismo e ripicche; ne ho avuto nel tempo testimonianza da più parti del territorio nazionale, ma da ben prima ho ritenuto giusto, dopo le mie dimissioni da socio e da coordinatore del Circolo di Rimini, interrompere qualsiasi mia frequentazione non strettamente privata per evitare che una eventuale familiarità venisse fatta pagare al circolo 'sorvegliato speciale'.
Ho verificato non solo direttamente l'utilizzo abituale di quinte colonne che bypassando il rapporto con il coordinatore e la sovranità dell'assemblea di Circolo rendano conto direttamente alla dirigenza e fungano da grimaldello per evitare sgradite compattezze.

L'agire iniussu di chi manifesti energia, capacità e carisma tali da ombreggiare il vertice è premiato con la calunnia laterale, la critica insensata, la messa in ridicolo, e nel frattempo vi sono persone alle quale non è consentito chiedere di rendere conto della propria attività per l'associazione, neanche qualora ciò servisse alla libera circolazione di informazioni ed esperienza per favorire l'indipendenza dei circoli.
C'è da stupirsi se ad uno sguardo superficiale appaiano solo pochissimi 'ribelli', che colpevoli di arrabbiarsi e fare la voce grossa, o di scoraggiarsi e limitare il proprio impegno, o di spiegare e documentare la verità sino allo sfinimento vengono facilmente espulsi dall'associazione con questa o quella funzionale motivazione da probiviri che sempre sono coinvolti in prima persona nei fatti?
Bisogna essere solo un poco più lungimiranti per vedere quanti tengono basso lo sguardo sulle proprie realtà locali che comunque funzionano, lavorano, portano avanti una lotta sempre difficile e umanamente tanto costosa, cercando come spesso in Italia accade, di fare la propria parte meglio che si può nonostante chi sta sopra.
Quanti ancora sono coloro che semplicemente giustificano i mezzi col fine, perché non dico tutto ma sicuramente troppo è consentito per raggiungere l'obiettivo!
E ci sembra grottesco sentire il tonante coordinatore di Modena, sempre e da sempre strenuo paladino del potere costituito, alla richiesta di un pronunciamento dei probiviri non tanto per sanzionare un errore quanto per affermare un principio, venire tacciato da uno degli amici della mai abbastanza adulata Contessa Vannozza Orioli di non pensare agli errori propri e non essere 'interessato a che l'UAAR prosegua il suo cammino'.
Grottesco, e orwelliano. Non esiste lealtà sufficientemente comprovata perché una critica operativa, un appunto tecnico, un'apertura di dibattito sia accettabile e non condannata come lesa maestà, ed al contempo, il cammino dell'UAAR è sacro: non è possibile fermarsi a riflettere, a decidere come camminare, con chi, con quale passo e calpestando cosa.
Si vada pure avanti a tutti costi; ma non si pensi di aver compreso, e meno che mai di condividere ciò a cui vuole arrivare il risoluto Pontifex con la sua squadretta, giacché ancora lo si vede sofisticamente impegnato a distinguere tra il 'dire' e il 'fare' dei casalinghi fascisti per giustificarne la prosecuzione dei rapporti. Di minoranza, ça va sans dire.